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Agroalimentare

16/01/2018

La questione dei sacchetti di plastica a pagamento

Sulla questione già molti voci si sono levate e molte polemiche attivate.

La spesa, è bene ricordare, si metteva già nei sacchetti di plastica ed il loro costo era inserito nei prezzi dei singoli prodotti che si andavano ad acquistare od inserito nel mare magnum dei costi generali della GD e della DO. 
Non ci si sofferma sul costo del singolo sacchetto - falso problema -, ma sul fatto che oggi, e però, vi è una coercizione dove la foglia di fico per il popolo è l'ambiente, mentre il vero focus è sull'obbligatorietà di una spesa, ora scorporata, per favorire un favorito di qualcuno come alcuni quotidiani han scovato. 

Si ripropone quanto accadde con i registratori di cassa di decenni fa per agevolare la ripresa economica dell'Olivetti.

Poi che la borsina di "ecoplastica" sia meno inquinante di un sacchetto di carta è una sciocchezza spaziale. 

Riportiamo a tal proposito quanto scrive Wikipedia sul sacchetto di plastica:
"L'abbandono di sacchetti di plastica nell'ambiente può essere letale per alcuni animali, che possono ingerirli oppure possono rimanere soffocati nel tentativo di ingerire residui di cibo contenuti all'interno dei sacchetti.
A seconda del materiale di cui sono fatti, i sacchetti di plastica possono essere riciclati più o meno facilmente.

Esistono anche dei particolari sacchetti di plastica in bioplastica, che assicurano una maggiore biodegradabilità rispetto ai tradizionali sacchetti in polietilene".

La norma italiana in questione stabilisce che i sacchetti dovranno essere composti da materiale biodegradabile al 60% nel 2021.... A voi ogni valutazione. 
Insomma, invece di far cadere tutto sulle spalle dei cittadini e prenderli in giro come fossero bimbetti dell'asilo, sarebbe più ambientalista promuovere di ridurre gli acquisti alla Grande Distribuzione od alla GDO, veri formatori di appiattimento del cibo e governatori della deriva del gusto.

 

 

 

maggio 2024


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