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TESTO E FOTO DI

Matteo Sèlleri

OP Ortofrutta, qualche interrogativo dopo il Macfruit

Al Macfrut 2016 il Ministro Martina è intervenuto dando l’idea di due cose sostanziali. La prima: parla da politico vero, e con la presenza adatta al ruolo. La seconda che abbia bisogno di calarsi ancor di più nella realtà economica del sistema ortofrutticolo.

In merito, senza voler insegnare nulla, ci permettiamo di fare alcune considerazioni.
Se è vero che, nonostante i numeri [che vanno interpretati], il sistema ortofrutta in Italia non funziona ancora bene - o per lo meno ha bisogno di correttivi – appare più o meno velatamente che si tenda ancora a puntare il dito sostanzialmente sempre e solo sui produttori.

Il Ministro, in un passaggio del suo intervento afferma che “bisogna organizzare nuove alleanze tra pubblico e privato”.
Questa affermazione occupa un peso particolare nel pensiero d’oggi.

Le alleanze si concordano e firmano tra due o più soggetti, purché abbiano gli stessi interessi. Qui si parla di economia di settore che deve incontrare la politica se, ovviamente, i vari protagonisti hanno un obiettivo comune. Siamo certi che questo possa avvenire? Dal Ministro ora il passo in avanti: la sua non deve essere solo una mera dichiarazione da fiera di settore, ma necessita di un prosieguo reale. Di fatti che coinvolgano il pubblico ed il privato, perché, come afferma Valentino di Pisa Presidente di Fedagro “È positivo che il Ministro abbia affermato la centralità del settore per l’economia

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nazionale e per l’internazionalizzazione del Made in Italy, ma da parte delle Istituzioni è necessario mostrare più concretezza e maggior praticità”.
Ancora: lo slogan coniato dal Ministro “meno organizzazioni più organizzazione”, siamo certi incontri i favori di molti, mentre riteniamo sia un messaggio tendenzialmente fuorviante.

Innanzi tutto, è vero che le OP italiane sono molte? Allora definiamo l’unità di misura di “molto”.
Bisogna considerare che l’ortofrutta per poter essere ancora considerata punto di riferimento o di centralità per le economie nazionali, deve ricevere il forte invito e l’appoggio pubblico a creare OP. Senza sovrastrutture od orpelli vari.

Le OP dirette, poi, appaiono nel futuro come la miglior espressione di controllo della produzione.
Si dice che la produzione stessa debba organizzarsi meglio, ma non potrebbe essere invece sia quello a cui essa è obbligatoriamente e italianamente legata a dover fare passi indietro o ad essere ridisegnata?

E se invece di meno organizzazioni prossimamente vi fossero meno aziende agricole? E’ una ipotesi ben realistica.
Forse molte sforbiciate dovranno essere date per normalizzare il sistema, che porta, ad esempio, un chilo di pere Abate origine Italia cal.65 I qualità, in cestini da 1 kg, in vendita in una grande catena della distribuzione italiana a € 1.29 sino al 31 dicembre 2016. Cosa rimane al produttore? Forse € 0.40/kg, più o meno. Senza dimenticare che, sempre ad esempio, sono presenti in UE le arance sudafricane a dazio zero, che si vogliono stringere i tempi per il TTIP, che sono presenti nella GD limoni argentini a poco meno di € 4,00/kg, mentre i pochi

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rimasti di quelli italiani sono prezzati a € 6,40/kg [causa i costi collaterali alla produzione?], che nonostante l’aumento delle esportazioni italiane la bilancia commerciale sull’import-export della frutta in Europa è in negativo di 18 miliardi di euro, ecc. ecc.

A leggere bene quest’ultimo dato si può prevedere che vi siano ancora spazi o mercati europei nei quali andare a collocare l’ortofrutta nazionale.
E’ vero che finora vi sono state carenze per aggredire tali mercati. Quasi certamente per un deficit delle OP [che non coprono il 100% dell’ortofrutta italiana], ma non solo: prezzi, condizioni, metodi di vendita, filiera, costi fissi ed accessori della produzione, criticità bancarie, ecc. hanno inciso fortemente sul gradimento del prodotto italiano all’estero.

Perché meno organizzazioni e più organizzazione, allora? Meglio meno passaggi, meno burocrazia, e più organizzazione.
Perché se come è stato affermato “tutelare il reddito dei produttori ortofrutticoli” è l’obiettivo prioritario, il Ministro presto qualcosa dovrà davvero mettere in campo per salvaguardare la redditività aziendale.