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TESTO E FOTO DI

Matteo Franzoni

Una serata con Carlo Lucarelli al Forum Monzani insieme a Marcello Fois

 

Appuntamento d’eccezione venerdì 10 marzo al Forum Monzani di Modena, dove per la rassegna “Incontri con gli autori” sono presenti due amici, nonché scrittori di gialli, Carlo Lucarelli e Marcello Fois, per una serata che lascia spazio ai ricordi e alle emozioni di una vita trascorsa a scrivere noir.

 

Marcello Fois e Carlo Lucarelli, prima che scrittori, sono amici da una vita, da quando si conobbero all’università, da allora hanno coltivato il loro rapporto e la loro passione per la scrittura noir, che all’epoca non era ancora così valutata e in auge. Il racconto della serata nasce dai tempi universitari, quando Lucarelli ideò il personaggio del poliziotto De Luca, anni che entrambi ricordano con nostalgia e piacere. Anni dove era necessario sprecare poca carta per via della scarsa indipendenza economica, gli anni delle stampanti ad aghi a stampare sulla carta a modulo continuo, momenti infiniti trascorsi davanti alla stampante per controllare che la carta non si inceppasse per poi imbustare il plico e spedirlo all’editore con raccomandata con ricevuta di ritorno con la speranza che piacesse. Lucarelli affidò il suo primo libro “Carta bianca” all’editore Sellerio, che a quell’epoca, anni 80-90, aveva tre divani, quello dei sì, dei forse e dei no. Lucarelli finì nei forse, poi ebbe la fortuna che a leggere il suo libro fosse Leonardo Sciascia e da lì passò nel divano dei sì. Lucarelli ricevette la comunicazione al telefono direttamente dalla Sig.ra Elvira Sellerio, moglie dell’editore, che gli disse “Carlo, pubblicheremo il tuo libro” ma lui, convinto che fosse uno scherzo di un amico, rispose con un sì piuttosto freddo, poi arrivò l’ufficializzazione via posta e si rese conto che era tutto vero. Il primo De Luca era del 1989, l’ultimo, quello di “Intrigo italiano”, il libro che Lucarelli sta presentando in tutta Italia, è del 2017. In apparenza è passata una generazione tra l’uno e l’altro, in realtà i due personaggi sono strettamente legati, è come se il vecchio fosse stato ibernato per tornare solo qualche anno dopo. Lucarelli ammette di aver iniziato a scrivere “Carta bianca” perché aveva voglia di raccontare una storia, parlare di un poliziotto, delle sue scelte, delle sue idee, della fine della guerra e del fascismo, dato che la storia è ambientata nel 1948. La sua scrittura è sempre caratterizzata da un interesse verso il personaggio e le sue avventure e vicissitudini e ogni volta che termina un libro il suo pensiero volge al dopo, a cosa succederà al suo personaggio dopo l’ultima pagina. La stessa cosa gli accadeva da piccolo, quando finiva di leggere un libro e subito si domandava che fine facesse il protagonista della storia perché aveva ancora voglia di lui e degli accadimenti legati a lui. Con lo stesso procedimento, appena terminato di scrivere “Carta bianca” ha immediatamente avuto voglia di scrivere ancora su De Luca per sapere nel frattempo cosa era successo, sia a lui che in Italia. Ad ogni romanzo era sempre più lui con più domande su di lui e su cosa accadeva nel paese, questo perché era lo stesso Lucarelli a non avere ancora capito tutto su De Luca e grazie alle domande che si poneva gli veniva voglia di trovare le risposte attraverso la scrittura. Da qui l’uscita del secondo volume “L’estate torbida” e del terzo “Via delle oche”, che ha scritto per due motivi. Gli è scattata la molla narrativa incontrando un vecchio poliziotto in pensione di Bologna che gli ha offerto innumerevoli stimoli raccontandogli cosa successe nella città emiliana e altro motivo fu la campagna elettorale dell’epoca, il 1996, dove a sfidarsi erano Prodi e Berlusconi, quando vide un manifesto elettorale che gli fornì l’idea di uno scontro ideologico. Per Lucarelli raccontare una storia dal passato dà la giusta distanza dal presente pur sapendo che ci sono vicissitudini del tutto attuali perché l’uomo commette sempre gli stessi gesti. “Intrigo italiano” è ambientato nel 1953, quindi nonostante intercorra una generazione tra il primo volume e l’ultimo, in realtà per De Luca sono trascorsi solo cinque anni. Fois e Lucarelli illustrano poi l’importanza della dedica in un libro perché uno scrittore è responsabile di tutto ciò che il libro contiene e la dedica è anch’essa narrazione. “Intrigo italiano” è dedicato a Tecla Dozio, la titolare della Libreria del Giallo a Milano, una donna fondamentale per tutti gli scrittori del genere noir perché solo negli anni ottanta il giallo era considerato di serie B, mentre lei ebbe il coraggio e la lungimiranza di vendere solo gialli, la letteratura considerata dell’inquietudine. Nella sua libreria ci si sentiva a casa, c’erano sempre presentazioni di libri e potevi conoscere autori del calibro di Andrea Camilleri. I giallisti hanno insegnato agli altri scrittori che si potevano fare cose insieme, come appunto le presentazioni dei libri perché gli scrittori di gialli si sentono degli artigiani e tra tecnici ci si parla, ci si confronta. Altra figura fondamentale per Fois e Lucarelli è Loriano Macchiavelli, che ha fondato a Bologna il Gruppo 13, credendo nelle loro capacità di scrittori e mostrando un grande spirito cooperativo per promuovere il genere giallo. Ultima figura cardine per i due scrittori è stata Luigi Bernardi, un pioniere del fumetto e dell’editoria. Il giallo era considerato letteratura di frontiera, poi arrivarono Eco con “Il nome della rosa”e Camilleri che raggiunse la fama meritata a 74 anni, attraendo l’attenzione dei critici. Si torna poi a parlare di “Intrigo italiano” e Lucarelli dichiara che nel romanzo è molto importante l’ambientazione, che vede la guerra fredda e un’Italia curiosa che sta per entrare nel boom economico. Le informazioni le ha carpite dai settimanali dell’epoca e da lì gli è venuta l’idea di dividere il racconto in settimane e ad ogni inizio di capitolo ha riportato qualche stralcio dai settimanali in suo possesso, che parlavamo di matrimoni, di gossip e omicidi, proprio come quelli di oggi. 

Uno spettatore chiede curioso come si possa scrivere un giallo ambientato dopo la guerra nell’epoca di internet e Lucarelli risponde  che bisogna saper scrivere una storia che si dipani nei tempi giusti, non si può svelare tutto subito ma dosare sapientemente gli elementi. Questo insegnamento è fondamentale sia che la storia sia ambientata ai giorni d’oggi che nel passato perché un racconto va attaccato a particolari esistenti e sensati, ai quali si può credere. Bisogna osservare attentamente la realtà che dona infiniti spunti di scrittura, oltre al fattore umano, elemento imprescindibile. Lucarelli svela di scrivere storie che gli appartengono e che preferisce inserire cose che gli interessano, anche se spesso, terminato il romanzo, queste cose non gli interessano più perché esaurite con la scrittura, ma grande fonte di informazioni e particolari sono i film e le persone che hanno vissuto i momenti storici di cui intende scrivere, perché sono portatori di informazioni preziose che arricchiscono la storia e la rendono credibile e apprezzata. In chiusura Fois legge qualche riga di “Intrigo italiano” e Lucarelli saluta i tanti presenti regalando loro questa citazione dello scrittore svizzero Glauser “Il giallo è un ottimo mezzo per dire cose sensate”.