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TESTO E FOTO DI

Carlo Maria Milazzo

Impressioni da Cuba

Habana Vieja, o L'Avana Vecchia, come la chiamano gli Italiani. Marzo inoltrato. La sposa viaggia su una Cadillac rosa confetto, scoperta. La macchina romba e dalla marmitta erutta, come un piccolo vulcano, un fumone nero. La ragazza sta in piedi sul sedile anteriore e afferra con le mani il parabrezza, per non perdere l'equilibrio. Indossa short aderenti che lasciano vedere una strisciolina di natiche e sopra, appeso ai seni, un top minuscolo di cotone. Porta un caschetto di merletto bianco, invertito: il velo che dovrebbe scenderle sul viso si appoggia sui capelli della nuca.

 

La Cadillac percorre il Paseo Martì e alla sua destra scorre un tripudio di architettura coloniale: graziose arcate, balconi lavorati, piccole alhambre, neobarocco e neoclassico a volontà. A sinistra giganteggia il Capitolio, replica esatta del Campidoglio di Washington.
La macchina si ferma a lato del Parque Central, rettangolare oasi verde circondata da lussuosi alberghi degli anni Venti. Un nutrito gruppo di amici mulatti aspetta la sposa: vestono abiti sgargianti, gialli, turchesi e ciclamino. La ragazza, dalle lunghe gambe nocciola, si piega in due per un saluto. Poi fa la mossa. Un vecchio con baffoni bianchi e panama comincia a strimpellare una chitarra e a cantare Besame mucho. 
Il cielo è azzurro quanto il camice di un infermiere. Il sole ti accarezza come se tu fossi un gatto.
A cento metri dal Parque occhieggia, con le vetrine incorniciate di rosso, El Floridita, storico bar dove Hemingway era solito versarsi nel gargarozzo una sequenza di daiquiri (per il mojito si recava invece alla Bodeguita del Medio).


Dal Parque arriva l'eco di una discussione concitata fra più persone: si parla di pelota, cioè di baseball, lo sport nazionale.
In mezzo agli amici variopinti della sposa spicca un quarantenne bianco, calvo, con gli occhiali di tartaruga. E' infilato in un completo beige con cravatta tabacco. All'asola del bavero fiammeggia, purpureo, un fiore dell'albero del fuoco. Lo sposo bofonchia: -Lei dice che è pazza di me. Ma sarà davvero innamorata?- Gli amici mulatti stringono i pugni coi pollici in su.
Lo sposo è italiano, con accento lombardo: potrebbe essere un impiegato che ha fatto un po' di carriera tra i quadri di una fabbrichetta della Brianza.

In questo scorcio di L'Avana si riassumono alcune immagini e alcune sensazioni ricorrenti a Cuba: 1) la jinetera, 2) le vecchie auto americane, 3) gli edifici coloniali, 4) il tepore del tropico, 5) i suonatori di strada, 6) i bar dove il rum scorre a fiumi, 7) la passione per il baseball.

 

1) Il termine jinetera  significa “dama di un cavaliere”. La parola è dunque pudica e va a riempire di sfumature la traduzione corrente: “prostituta”. Le jineteras sono un fenomeno esploso con l'incremento del turismo. Sono diffuse come le macchie su un leopardo. Sono morette, ricciute, truccate, civette, dalle gonne svolazzanti, dai fuseaux stampati sui glutei, dai jeans sbrindellati, dagli abiti succinti con esili bretelle. Sono nelle hall degli alberghi, nelle discoteche, all'entrata dei locali notturni, sui marciapiedi, sulle spiagge e nei ristoranti, laddove le vedi già accoppiate a vecchi tedeschi rubizzi o ad attempati canadesi dalla pelle scottata.
L'approccio della jinetera può essere mieloso, un'ondata di occhiate languide, o brutalmente diretto: -Offrimi da bere e, se hai moglie, ricordati che io non sono gelosa-  Però c'è anche la jinetera che punta ad un incontro più romantico, alle seggiole di un bar a parlare di studi interrotti, del paese natale, dei fratelli camionisti. La sua mira è quella di trovarsi un vero e proprio novio, un fidanzato, e la sua mente è già proiettata su un biglietto di sola andata per una località lontana da Cuba. (Ma se proprio il fidanzato non la porterà via, nel suo soggiorno cubano le comprerà almeno beni a cui lei non avrebbe mai potuto accedere).

 

2) Il 60% del parco macchine cubane è costituito da auto americane degli anni 50. Qualcuno pronostica che il nuovo corso post-embargo, con l'acquisto di auto nuove anche da parte dei cittadini privati, le spazzerà via. Ma per il momento nessuno le ha rottamate e le loro carrozzerie bombate oppure affusolate regalano alle strade di L'Avana un tocco di antica classe e una vena di malinconia. I Cubani le chiamano almendrones, grosse mandorle, mentre i loro proprietari vengono ironicamente definiti los creyentes, i credenti, perché credono di avere una macchina ma in realtà cavalcano dinosauri. Le vernici sono eclatanti: verde lucertola, giallo limone, viola shocking, arancio chiaro, blu elettrico.Si possono ammirare sfarzose Chevrolet, baldanzose Ford, splendide Chrysler, solenni Plymouth, ricche Oldsmobile, storiche Buick, allungatissime Dodge, spavalde Pontiac. Qualche modello può valere diverse migliaia di dollari anche se ormai, a sessant'anni dall'uscita di fabbrica, di originale c'è rimasta solo la carrozzeria e tutte le parti meccaniche sono frutto di assemblaggi successivi: motore  di  camion  russo,  frizione  coreana,   cambio  italiano  e  pezzi  riadattati  da  lavatrici  e frigoriferi.
Talune sono adibite a taxi e su quelle scoperte è facile avvistare schiamazzanti turisti dell'est europeo.

 

3) Molti edifici coloniali sono in rovina. Indeboliti dalla crisi degli anni 90, percossi da più di un uragano, corrosi dalla salsedine hanno i cornicioni sfaldati e le finestre rotte, con qualche persiana sbilenca. A buttare un occhio negli interni appaiono spesso soffitti crollati e scale mezzo franate.  Negli ultimi quindici anni, però, lo Stato, usufruendo anche dei fondi Unesco, ha ristrutturato alcuni palazzi di pregio e oggi si va avanti nel restauro (prima gli edifici che il Governo ha stabilito di classe A, poi quelli di classe B e C).

 

4) A ridosso del Tropico del Cancro l'Avana ha temperature medie che tutto l'anno oscillano tra i 20 e i 35 gradi. Le stagioni sono l'estate e un breve inverno e si differenziano per il fatto che l'estate è molto più piovosa e magari, col riscaldamento delle acque marine, può ospitare un ciclone. D'inverno tira sempre un venticello fresco che sulla pelle mitiga le pretese cocenti del sole.

 

5) La musica è dappertutto, da metà mattino a notte fonda. Ci sono Case della Trova con orchestrine che propongono salsa, mambo e cha cha cha. In ogni bar ci sono almeno due strumentisti e così nei ristoranti o tra i divanetti degli alberghi. In ogni piazza c'è qualcuno che canta accompagnandosi con la chitarra. Lungo le strade, addossati ai muri, suonano gruppi perlopiù di anziani che cavalcano la fama del Buena Vista Social Club. I nonnetti, sdendati e rugosi, si dividono tra chitarre, contrabbasso, tromba, tamburi di varie misure e legni che vengono battuti tra loro.

 

6) Il rum cubano è profumato e leggero, sia che sia bianco (carta bianca), sia che sia dorato (carta oro), sia che sia ambrato (anejo, invecchiato). Va giù per la gola e le budella che è un piacere, tanto che viene naturale avvicendare un bicchiere pieno a quello appena vuotato. Quando si è invasi da una dolce vertigine (mareo) e quando la lingua si scioglie in una loquela inconsueta e magari scappa da ridere senza nessun perché è il caso di continuare a bere. All'arrembaggio della malinconia!, così come pirati, eccitati dal liquore e pronti ad un attacco.Esistono almeno cento cocktail a base di rum. Hemingway brevetta negli anni 30 le seguenti ricette per i suoi drink superclassici. Per l'Hemingway special daiquiri occorre versare un buon fondo di Havana Club silver dry in un bicchiere, aggiungere due cucchiai di succo di cedro, un cucchiaino di maraschino, un limone verde, ghiaccio tritato e mescolare. Per il mojito si mettono in un bicchiere conico due cubetti di ghiaccio, si aggiungono il succo di mezzo limone, mezzo cucchiaio di zucchero, soda, foglie di menta, due gocce di angostura e naturalmente una buona dose di Havana Club silver dry. Che frescura, ragazzi!

 

7) I campi da baseball costellano tutta la periferia di L'Avana. Sono prati secchi con linee scure realizzate con la terra smossa da un bastone. I bambini vi giocano con manici di scopa, palle di pezza e guanti rattoppati. Gli adolescenti hanno attrezzi più consoni e corrono quando la mazza fa impennare una pallina lanciata. Tra i ventenni si formano veri campioni, grandi lanciatori, fuoricampisti, ottimi difensori, ladri di basi. Lo stadio della capitale cubana è sempre gremito quando sono sul diamante, alternandosi, l'Industriales o il Metropolitanos, le squadre locali. E poi c'è il rito dei tifosi di trovarsi tutti i giorni al Parque Central, sotto la statua di Josè Martì: lì, nel cosiddetto esquina caliente o angolo caldo, si parla animatamente delle partite appena viste, di quelle che si effettueranno, della bravura di questo o quel giocatore, degli (in)evitabili errori degli allenatori.

Ma torniamo alla sposa sulla Cadillac rosa. Sporgendosi dall'auto lei tira per la giacca il brianzolo calvo e gli stampa un bacio sulla guancia. Poi lo sposo sale sulla Cadillac mentre gli amici mulatti vanno a riempire vecchie auto parcheggiate a breve distanza. La Cadillac parte in direzione del Malecon, il lungomare lambito dall'oceano, e le altre macchine le vanno dietro in un corteo  strombazzante. Il caschetto di merletto della ragazza  vola via a mezz'aria.
Ora, ad avere vent'anni ci si sarebbe potuti infilare nella scena e magari spintonare via l'impiegatuccio lombardo. Dopo aver aperto la portiera della Cadillac e strattonato giù lo chaffeur ci si sarebbe potuti mettere alla guida. Un'affondata all'acceleratore, una sgommata e via da quella cornice sbagliata. Da veri cavalieri avremmo potuto salvare la dama jinetera e portarla sulle spiagge bianche e deserte, nelle bettole dei vecchi bucanieri, nei mercati chiassosi prima del porto, sotto le palme e le stelle brillanti. Baci di fuoco, cuore al galoppo, promessa d'amore eterno.....
Col triplo degli anni non resta che prendere atto del colorato matrimonio e andare subito al vicinissimo El Floridita. Alzando un calice alla memoria di Hemingway, si potrà scuotere la testa pensando che la jinetera non potrà mai adattarsi alle umidi nebbie della Brianza.