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TESTO DI

Vincenzo Spaltro

Un nuovo apprendimento: cambiare il modo di cambiare

Abbiamo bisogno di ripartire, se non da zero, almeno da un punto non lontano da zero. Se vogliamo imparare qualcosa. Per molti anni abbiamo esortato ad uscire  dal novecento. Spesso senza successo. Oggi è arrivato il momento di esortare ad entrare nel duemila. Speriamo con migliori risultati. E con maggiore velocità. Apprendendo da tutto e da tutti. Soprattutto dagli altri  che hanno tentato come noi di entrare nel secondo millennio. E’ giunto il momento di cercare un nuovo apprendimento che parta da punti diversi  dai soliti, che sia comprensibile e verificabile e che consenta un maggiore e migliore benessere soggettivo e diffuso.

 

Occorre discutere sistematicamente e non punto per punto. Seguire cioè una somma di fattori in parallelo e non in conflitto tra loro. Inventando e non scoprendo fattori, idee e persone nuove che sostituiscano il vocabolario vigente dei guerrieri con il  vocabolario emergente delle connessioni. Creando una costellazione di apprendimenti tale da saper resistere agli assoggettamenti che vengono quotidianamente usati nella società in cui viviamo.

 

Occorre seguire tre concetti parallelo: il gruppo, il futuro e la bellezza, partendo dall’idea che la speranza di benessere è già benessere e può essere chiamata bellessere, cioè benessere futuro. Questo permette di distinguere tre tipi di connessioni: quelle tra persone denominabili relazioni, quelle tra idee denominabili associazioni e quelle tra pressioni denominabili poteri.

 

Questi nuovi concetti impongono di cambiare il modo di cambiare: non più in serie, ma in parallelo. Non più sui bisogni frustrati, ma sui desideri realizzabili o sui sogni possibili. Non più sulla scarsità, ma sull’abbondanza. Non più sulla bontà, ma sulla bellezza. Non più sulla paura, ma sulla speranza. Non più sulla solitudine, ma sulla compagnia. Non più sul conflitto, ma sull’amicizia tra i protagonisti dell’apprendere: docenti, studenti, amministratori ed utenti. Non più sulla competizione, ma sulla collaborazione. Non più sulla vendetta, ma sul perdono.  Non più sulla scoperta di ciò che già esiste, ma sull’invenzione di ciò che non esiste. Non più sulla disuguaglianza, ma sulla diversità. Non solo sulle risorse materiali, ma soprattutto su quelle immateriali.  Il nuovo apprendimento poi non si riferisce solo alla scuola, ma a tutti i campi della crescita, della produzione di benessere, della gestione del bellessere, soggettivo e diffuso.

 

PREVISIONI E PROGETTI  POSSIBILI

 

a) partire con piccole azioni esemplari che permettano un aumento di fiducia e di partecipazione. L’assenteismo elettorale rappresenta un calo di motivazione pericolosissimo  anche sulla motivazione lavorativa. E discende a cascata in tutte le funzioni espressive umane. Ciò andrebbe trattato con piccole iniziative e premi capaci di aumentare il coinvolgimento (es. migliorare la segnaletica nei luoghi comuni, diminuire le incentivazioni repressive e punitive e costituire dei premi non monetari, locali e cittadini, creare punti espressivi e di scambio di opinione, insegnare a pagare le tasse , non solo a punire gli evasori, creare punti di appren-  dimento nelle zone delicate dello sviluppo sociale, ecc.

b) creare un doppio mercato di lavoro può raddoppiare le vie di espressione ed aumentare le possibilità di benessere. il doppio ciclo di vita e di apprendimento, il reddito di sopravvivenza con manifestazioni che ne spieghino la finalità e le sostituzioni con servizi che questo reddito permetterà. Nonostante le difficoltà, occorre tentare di impedire la rottamazione di energie che oggi sono disponibili e che consentirebbero un miglioramento di benessere soggettivo e diffuso.

c) studiare l’alimentazione ed i vantaggi/svantaggi dell’alimentazione ottimale nello sviluppo e nel benessere della società italiana. In effetti non c’è solo fame di pane e di vino, ma anche di  oggetti d’amore e di programmazione, di condizioni fisiche e di stati d’animo psichici legati all’alimentazione, oltre che a molti altri progetti d’amore. Né va dimenticato il versante oggettivo di ogni genere di fame, tuttora presente nel nostro Paese; fame di cibo, di informazione, di conoscenza, di fede e di fiducia, di compagnia e di clima in cui  e  di cui si vive.

d) proporre la bellezza dove la bontà non ci basta più. Abbiamo cioè bisogno di dimensioni temporali più lunghe. Infatti la speranza di benessere è già benessere: tentare di aumentare l’importanza dell’orizzonte temporale ed apprendere le modalità per allungarlo è lo scopo di ogni sviluppo soggettivo e diffuso. Il futuro che compone l’orizzonte temporale è composto soprattutto da: gruppo, futuro e bellezza. Più aumenta la dimensione temporale  e più si capisce la condizione di vita in cui si vive.  Così si riesce a progettarla ed a esprimerci con tempi nostri , invece di essere continuamente repressi da strettoie temporali altrui.

e) Occorre dare la precedenza agli orizzonti temporali più basilari: salute, casa, scuola, lavoro, denaro ed appartenenza. Stimolare il sistema sanitario italiano che è uno dei migliori del mondo, ma che richiede, per non bloccarsi, un forte intervento sulla motivazione e sull’autonomia del mondo medico. Fiducia e  reciproca convenienza potrebbero aumentare.

f) La casa e la politica della casa, per i giovani e per gli anziani, risanando le situazioni deficitarie da abbandono, e progettando un servizio casa per il doppio mercato di sopravvivenza, seguendo l’idea di bellessere o benessere futuro soggettivo e diffuso.

g) La scuola e l’università vanno seguite con i suoi quattro protagonisti, studenti, docenti, personale non docente ed utenti, puntando molto sulle variabili  immateriali come prestigio, docenti, appartenenze, senso di appropriazione, partecipazione, aspettative,  lavoro di gruppo dei quattro protagonisti, e feed back  alle realizzazioni da imitare dalla esperienza di altri paesi  più avanzati del nostro in questo campo. ecc,

h) creare una moneta franca, un reddito minimo garantito di sopravvivenza, dei massimi e dei minimi salariali, una spendibilità limitata nei massimi e nei minimi, con date di validità monetaria sperimentabili.  Non si devono inventare dei toccasana, ma dei necessari tentativi di sostituire con una logica dei piccoli passi, quello che oggi non va con qualcosa che  sia  capace  di aumentare  e migliorare il benessere soggettivo e diffuso, cioè il bellessere.

i) Aumentare lo spazio di garanzia data in massima parte tramite servizi prestati gratuitamente nella zona di sopravvivenza e che sostituiscano gradualmente jl reddito minimo garantito del secondo mercato del lavoro. Questo va integrato con una riforma del sistema assicurativo e con la maggiore importanza da dare alle variabili immateriali e non monetarie di cui il sistema assicurativo oggi non è sufficientemente fornito.

l) Favorire la riappropriazione da parte dei cittadini delle zone di vita di cui sono stati espropriati essenzialmente dai meccanismi di dominanza, predazione, vendetta, sadiismo o ideologia tendenti tutti ad una scarsità, strumento di assoggettamento contro cui l’unica difesa sta nell’apprendimento che continuamente si deve rinnovare con la pacificazione,, la collaborazione, l’autocontrollo, l’empatia, il benessere, lo scambio ed il perdono tutti meccanismi  che consentono una moltiplicazione del benessere e del bellessere.

m) Sviluppare la cittadinanza con miglioramento dei servizi, acquisizione del diritto di battere moneta, stabilire settori non monetizzabili di benessere, creazione di sinergie tra capitale e lavoro, che, oltre a creare nuove unità di moltiplicazione della ricchezza, permettano di uscire dal secolare conflitto tra lavoro e denaro, proponendo il lavoro come possibile unità monetaria  dell’avvenire. Per costruire  l’apprendimento di una cittadinanza che non abbiamo.

n) sviluppare la rappresentanza e la rappresentatività nei collettivi e nelle istituzioni in modo da ottenere il massimo benessere possibile per il maggior numero di persone e per cambiare il modo di cambiare.

 

Domande da porsi per discutere, non affermazioni definite da realizzare.