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Marco Sassoli

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Il sopra e il sotto

Anche il 2014 si chiuderà in negativo. Un altro anno no. Il PIL non aumenta. La crisi non rallenta. Si parla (ma parlare non basta più) di invertire la rotta. La percezione comune è quella di essere scivolati verso il basso. Non si raschia più il fondo del barile, si gratta con le unghie il legno del fondo.

 

Per chi ha la responsabilità di gestire un’impresa, piccola o grande che sia, la spiacevole sensazione è quella di non avere più strumenti, o di avere perduto capacità e determinazione nell’affrontare con energia le difficoltà, schiacciati dalla burocrazia e spremuti dalle tasse. Nonostante la buona volontà, che contraddistingue chi vive la propria azienda come un’estensione di se stessi, oggi troppi vedono il segno meno dei loro profitti come una discesa. E’ una sensazione naturale ed istintiva, perché da sempre l’uomo ha identificato con il “salire” l’ascesa, il miglioramento. La scala che saliva al cielo rappresentava per gli antichi il mezzo per raggiungere il divino. I grattacieli non si ergono forse verso l’alto? Pensiamo a Bologna, famosa nei secoli medievali come la città delle torri. Le antiche famiglie nobili costruivano torri sempre più alte per dimostrare, in una gara all’elevazione, il loro potere rispetto alle altre, quindi la ricchezza. La divinità stessa è in alto, mentre il male è sottoterra. Il metallo prezioso, per avere valore deve essere estratto e portato da sotto terra a sopra. I vivi stanno sopra, i morti sotto. I bambini, piccoli e indifesi, stanno sotto, mentre gli adulti li guardano da sopra. Culturalmente siamo cresciuti con la percezione che il meglio sta sopra, mentre il peggio,  l’indifeso o il debole sta sotto. E’ così da sempre. Questo pensiero ha accompagnato l’uomo nei millenni. E’ stato così per i nostri progenitori, che da dentro e sotto le caverne sono passati alle palafitte. Ma poi, quando il conto corrente è in rosso, non diciamo  forse che è “sotto”? Non c’è da stupirsi, quindi, che il terrore del “sotto” si impadronisca delle nostre menti rendendoci nervosi e insonni. “Sono sotto del 30%...”. “La mia azienda è sotto del 40%...”. “Quest’ anno sono proprio sotto…”. Sotto, sotto, sotto… Abbiamo il terrore del sotto.

 

Eppure credo non si debba dimenticare che le piante più vanno in alto, più le loro radici si ingrossano e vanno verso il basso, rendendole più forti, anche se noi vediamo sempre e solo la parte esterna. Siamo abituati a vedere sempre il sopra, mentre ignoriamo il sotto. Forse dobbiamo iniziare a pensare che nel modello ascensionale “a tutti i costi”, a cui ci hanno abituato per cultura e formazione, ci sia qualcosa che omettiamo. Ad esempio perché non pensiamo che la nascita inizia con una discesa? Il neonato che viene al mondo “discende” dal corpo della madre e inizia un cammino che lo porterà al percorso della vita. Il mistero più grande della nostra esistenza inizia con una discesa, non con una salita. Non si dice forse che Dio si è incarnato nel figlio ed è “disceso” dal cielo? Allora, forse, un pensiero sorge spontaneo: “A volte la cultura errata dovrebbe essere superata da altre considerazioni. Non solo quello che sale, che è sopra, è solo bello. A volte anche lo scendere può rappresentare un nuovo inizio”.