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TESTO DI

Matteo Sèlleri

La libertà perpetua di San Marino

Omaggio a Giosuè Carducci, poeta e giornalista

La Repubblica di San Marino da quando si è fatta conoscere come luogo tipico per meta turistica, è frequentata dai visitatori con il metodo del “ mordi e fuggi”. Una giro, un fine settimana e poi via.

Ha praticamente sempre vissuto sul rimbalzo proveniente da Rimini e zone limitrofe, trasformandosi progressivamente da Stato di agricoltori e scalpellini in uno di commercianti ed esercenti, per arrivare all’involuzione odierna, frutto di una crisi devastante che colpisce tutti i cosiddetti Stati del mondo occidentale, che  però non ha ancor fatto mettere la parola “deficit” a questa voce di bilancio statale.

Una data precisa che possa far partire la consapevolezza dei sammarinesi nello sviluppo turistico della propria Repubblica è stato un avvenimento accaduto nel 1894, l’anno di inaugurazione del Palazzo del Governo o Palazzo Pubblico.

 

L’inaugurazione avvenne in concomitanza dell’elezione dei Capitani reggenti, i due Capi di Stato della Repubblica.

Per l’investitura effettiva dei Capitani Reggenti è uso sul Titano che una personalità internazionale pronunci il cosiddetto discorso d’insediamento.

Nel 1894 oratore ufficiale della cerimonia ed esaltatore della perpetua libertà sammarinese fu Giosuè Carducci.

 

Del soggiorno in Repubblica del poeta ne dà ampio resoconto Pietro Franciosi, discepolo e grande ammiratore del poeta toscano:

“Giunse il Carducci il giorno 29 ed io e il Prof. Marino Fattori fummo ad incontrare e a riverire gli ospiti a nome del Governo alla stazione di Rimini……

Neppure il tragitto disastroso da Rimini a San Marino in carrozza mezza aperta e sotto un’acqua scrosciante, che Dio la mandava, lo contristo. Arrivammo sul Titano di notte, malconci ma in mezzo al tripudio ed allefeste più cordiali e più sincere dell’intera cittadinanza che bramava ardentemente di rivedere il più illustre de’ i suoi concittadini. Ci fu solo un frate servita, che a quanto si racconta, non l’aggradì tanto; merita d’esser conosciuto anche questo episodio per l’equivoco cui dette luogo.

 

Il 29 settembre era festa al Convento di S.Maria in quel di Valdragone, poco lungi dal nostro Borgo; laggiù si raccolsero nelle ore pomeridiane molti terrazzani per assistere alle solite funzioni religiose. Ma il tempo piovigginoso guastò il più bello della festa: la processione.

Allora un energumeno di frate toscano, quasi compaesano del Poeta, tentò di aizzare la folla ignorante contro l’ospite che stava per arrivare. Gridando - E’ Domine Dio che ci punisce per l’arrivo del Cantor di Satana -.

 

La folla composta in maggioranza di gente del contado, non ci badò; e la frase lanciata con bel gesto verso un cantore di cappella che si avvicinava appunto in quel mentre presso il sacrato e che aveva fama di miscredente, produsse un effetto non immaginato. Fece dare nelle furie detto cantore perché si ritenne offeso lui della frase ingiuriosa del frate e se ne andò senza cantare per non voler essere giudicato quale Cantore di Satana……

Carducci fu ospite insieme col genero cav. Gnaccarini e con la figlia Laura in casa di Marino Fattori……

Dopo cena andammo nella gran sala del Palazzo e far la prova del discorso. Il poeta voleva vedere il vano per regolarsi con la voce……

Alla dimane 21 colpi di cannone salutavano le bandiere che venivano inalberate sulle torri e su tutti gli edifici pubblici. In un attimo la città è desta, bandierata, animatissima, nonostante il cattivo tempo.

La pioggia del giorno precedente, ripetutasi nelle prime ore del mattino del memorabile giorno, impedì quell’ampiezza di concorso che giustamente si aspettava.

Tuttavia dalle città e dalle terre di Romagna e delle Marche, da Bologna, dal Veneto, da Milano, da Roma e fin da Parigi e da Vienna erasi raccolta sul Titano molta eleganza di Signore, notabilità di personaggi, rappresentanze di giornali, molti cittadini esteri”

 

Carducci pronunciò il discorso “La libertà Perpetua di San Marino”, il 30 settembre 1894 nella sala del Consiglio Principe e Sovrano del nuovo Palazzo  del Governo, Palazzo che il poeta definì “la tradizione di un poema di pietra del secolare poema di una pacifica comunanza sfuggita per miracolo alla volubilità dei tempi e alla voracità dei potenti”.

 

Il discorso carducciano, che ancor oggi appare regolarmente in quasi tutte le pubblicazioni della Repubblica di San Marino, suscitò ampi consensi nel mondo letterario italiano, pur se non mancarono critiche, in particolare da parte del Canonico Stanislao Forchielli, già rettore del Collegio Belluzzi di San Marino, il quale fece un discorso nella tornata ordinaria dell’Accademia Tiberina del 30 dicembre 1895 a confutazione degli errori di religione , politica, storia profusi dal discorso del poeta.

Carducci non replicò.

 

I sammarinesi  intravidero un’occasione irripetibile per diffondere una più ampia conoscenza della propria Repubblica.

Grazie all’inaugurazione del nuovo Palazzo del Governo ed alla presenza come relatore del Carducci, molte personalità italiane e molti stranieri giunsero così a San Marino: l’avvenimento avrebbe così permesso d’aumentare il flusso dei visitatori, apportatori di benessere, di conoscenze, di esperienza, elementi fondamentali per uscire da un secolare isolamento.

 

Il grande poeta italiano prima del 1894 visitò la Repubblica di San Marino.

 

La prima volta avvenne in quasi anonimato il 1° aprile 1871, accompagnato da Pietro Ellero e fu ospite del commendator Innocenzo Bonelli.

La seconda occasione per un soggiorno sul Monte Titano fu “provocata dai suoi scolari prediletti – come ricorda sempre il Franciosi -. Venne con l’altro nostro caro maestro Francesco Bartolini suo collega all’ateneo bolognese, col genero Giulio Gnaccarini, con Vittorio Fiorini, con Filippo Salveraglio e con altri illustri dei quali vantiamo sempre l’amicizia. Mancava Severino Ferrari, allora professore d’italiano a Faenza, che rimpianse per molto tempo la perduta gita del cuore come Egli la chiamava……

Ci fece anche la buona proposta d’istituire a San Marino, proprio sul Titano, felice per la sua posizione politica e geografica, un Collegio-Convitto internazionale per l’insegnamento, a mezzo di provetti professori stranieri, di lingue moderne……”

 

Tuttora molti sono in Repubblica gli estimatori del Carducci, nipoti e pronipoti di coloro che diedero il via all’evoluzione, al progresso economico-sociale del piccolo Stato affacciato sull’Adriatico.