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TESTO E FOTO DI

Paolo Del Mela

Ciclovia Alpe Adria

Tour in Bici Tarvisio – Trieste

Questa volta abbiamo deciso di sfidare le alpi Giulie con tutte le incognite meteo che questo comporta, ma si sa, “la fortuna aiuta gli audaci”, per cui siamo riusciti a  non prendere neanche un goccio di pioggia. Confesso  che un po’ mi dispiace poiché ero partito attrezzato, con giacca a vento a tenuta ed un paio di pantaloni “cinesi” che coprono anche le scarpe.

 

Fine Maggio, tempo permettendo, è il periodo migliore per effettuare questo tragitto. La cui base di partenza è Udine. Siamo arrivati con un paio di ore di anticipo sulla partenza del treno per Tarvisio e così le impieghiamo per farci un giretto nel centro del tranquillo capoluogo del Friuli. Abbiamo imparato che gli udinesi sono particolarmente amanti dell’aperitivo, infatti il centro storico è letteralmente costellato di bar con veranda dove molti avventori sono placidamente seduti in amabile conversazione. Una simpatica abitudine. Ci fermiamo in una gelateria e ci sediamo anche noi a gustarci un abbondante gelato di frutta in attesa dell’ora del treno. Sul servizio ferroviario di trenitalia stendiamo un velo pietoso, i treni regionali sono impresentabili, sporchi, arrugginiti e per far salire le biciclette occorre arrampicarsi su ben quattro scalini particolarmente ripidi. Un portatore di handicap è meglio che rinunci a viaggiare. Mentre attendiamo la partenza, ci affianca un treno OBB , lucido, pulito e con intere carrozze attrezzate per trasporto bici! Possibile che siamo così miserabili? Finalmente si parte, e dopo un po’ dal finestrino del treno possiamo iniziare ad ammirare la bellezza del paesaggio con montagne a picco sulla valle e fiumi color verde opalescente che scorrono vorticosi sui loro letti di ghiaia bianchissima. Siamo arrivati a Tarvisio poco prima delle quindici, il tempo è bello, e visto che ci sono ancora parecchie ore di luce decidiamo per una  variante, si va a Fusine Laghi.

 

Imboccata la ciclabile che porta in Slovenia ci inoltriamo in leggera salita tra i boschi della splendida foresta di Tarvisio, poi deviamo per i laghi con una arrampicata un po’ più dura fino ad arrivare a destinazione dopo un tragitto di circa venti chilometri. Un luogo magico quello dei laghi, acqua azzurra, foreste immense ed una corona di ripide  montagne bianchissime che circonda la valle. Il Mangart dall’alto dei suoi 2600 mt. ci osserva imponente. Ci fermiamo a prendere un thè alla casetta Pulce & Co (amici degli animali) dove scambiamo quattro parole con il gestore che è appena tornato dalla riva del lago dove ha fornito un po’ di cibo a cigni e germani. Un grande mucchio di neve giace ancora al lato del rifugio, a testimoniare, se mai ce ne fosse bisogno, la crudezza dell’inverno che quassù , quando ci si mette non scherza. Ci dice il gestore che quest’anno la neve ha raggiunto oltre tre metri di altezza ed ha quasi coperto il rifugio. Sono le diciassette e a malincuore decidiamo di lasciare quest’oasi di pace. La discesa fino a Tarvisio è stata  una fantastica volata, e dopo aver attraversato su un ponte “aereo” l’orrido del torrente Slizza che scorre selvaggio una cinquantina di metri più in basso arriviamo all’hotel Edelhof in tempo per farci una doccia e per gustare un’ottima cena.

 

Al mattino, ci immettiamo nella ciclovia perfettamente attrezzata ed asfaltata. E’ un’opera importante poiché collega a nord  il nostro paese con la Slovenia dove è possibile arrivare fino a Bled e con l’Austria dove immettendosi nella sterminata rete di piste ciclabili della zona di Villach si può andare dove si vuole. Ma noi andiamo a sud, la selvaggia val Fella ci attende e la pista è costruita sfruttando il tracciato della vecchia ferrovia pontebbana. Il tracciato è in leggera discesa e se non fosse per un poco simpatico vento contrario si potrebbe anche acquistare velocità senza pedalare. Ogni tanto ci fermiamo per ammirare il paesaggio, il fantastico gruppo del Jof di Montasio che ci regala picchi innevati e le lontane casette  del monte Lussari da cui si dipartono vertiginose piste da sci che data la stagione sono ormai conquistate dall’erba. La pista si snoda tra gallerie illuminate, fantastici ponticelli a picco sul Fella e cascate di acqua limpida che ci scorrono a lato. Attraversiamo ameni paesetti, Pontebba, Dogna, Chiusaforte dove ci fermiamo a prendere un caffè in un bar alloggiato nella vecchia stazione. E’ un punto di ritrovo per ciclisti, con panchine ed aiuole pulitissime dove i vecchi rifornitori di acqua per le locomotive a vapore sono stati verniciati di un bel giallo senape. Ci sono alcuni ciclisti tedeschi con i quali scambiamo quattro parole e a gesti ci raccontano che provengono da Salisburgo, complimenti. Trangugiato il caffè siamo di nuovo in sella, ora la valle si fa più larga e a Resiutta dobbiamo attraversare il fiume per prendere una pista sterrata che è sempre il tracciato della vecchia ferrovia. Qui le gallerie non sono illuminate ma per fortuna sono corte, dopo alcune deviazioni e passaggi del fiume perveniamo a Venzone un caratteristico borgo che è stato quasi completamente distrutto nel terribile terremoto del 76’ e completamente ricostruito com’era, cinta muraria compresa. Breve sosta per gustarci un gelato poi di nuovo in viaggio, costeggiato il Tagliamento che sembra un turchese ammiriamo i vasti ghiareti che ne fanno un letto immenso.

 

Attraversati i paesi che furono interessati dal sisma del 76’, Osoppo, Buia e dove possiamo constatare che la ricostruzione ha prodotto i suoi frutti, ci inoltriamo per una Ippovia  che ci porterà ad Udine attraverso il parco del fiume Cormor. Altro sterrato, ma il paesaggio è veramente molto bello con boschi e campi coltivati dove però rischiamo di sbagliare strada per la mancanza di segnali indicatori. Ci viene incontro la tecnologia, una apposita APP scaricata da Armando sul suo smartphone ci indica sempre la posizione e così dopo una galoppata sugli sterrati udinesi arriviamo ad un albergo di Udine un po’ provati. Guardando il contachilometri ci siamo macinati 120 Km! A sera una pizza veloce e poi a letto presto dove il sonno arriva velocissimo.

 

Terzo giorno. Lasciata Udine ci inoltriamo per la splendida verde campagna del Friuli, dove immense coltivazioni di mais si alternano a sterminati vigneti. Passiamo per graziose frazioni rurali dove scopriamo borghi antichi splendidamente tenuti. Poi quasi all’improvviso ci si presenta di fronte la Porta Cividale di Palmanova. Entriamo nella citta “stellata” cosiddetta per la forma delle sue possenti mura che purtroppo si possono ammirare solo dall’alto. La piazza centrale è immensa e così gironzoliamo un po’ visitando la chiesa e fotografando la piazza. Poi di nuovo in sella, altra campagna fino a Cervignano e finalmente Aquileia. Sosta obbligata per ammirare l’antichissimo duomo con il pavimento a mosaico di epoca romana più grande d’Europa.  Sul retro del duomo si trova il cimitero degli eroi. Soldati che cent’anni fa sacrificarono la loro giovane esistenza per l’Italia. Suggestiva una statua della vittoria che tiene in grembo il corpo di un soldato accasciato. Poco distante dal duomo si possono visitare anche i ruderi dell’antico porto romano di Aquileia. Poi ancora in sella, la ciclabile è un lungo nastro di asfalto che si perde lontano, mette quasi sgomento, ma non importa l’odore del mare prima e la vista della laguna di Grado poi ci mettono le ali ai piedi e finalmente arriviamo nella simpatica cittadina lagunare. Dopo un buon pranzo a base di pesce, ci rimettiamo in viaggio con destinazione Monfalcone, dove pernotteremo.

 

Al mattino seguente, accompagnati da una splendida giornata di sole proseguiamo per l’ultima tappa. Paragonato al percorso degli altri giorni Trieste è ad un tiro di schioppo. L’unica seccatura è che non c’è la pista ciclabile  e quindi dobbiamo fare attenzione a pedalare sulla statale. Attraversiamo il Timavo, poi Duino ed infine perveniamo a Miramare dove facciamo una breve sosta per visitare il castello. Salutati i “fantasmi degli Asburgo” è una amena passeggiata arrivare a Trieste che ci accoglie con una” Festa Europea” addobbata da mille bancarelle dove si trova di tutto, dai cibi slovacchi alle birre danesi. Scattiamo alcune foto ricordo dal molo Audace e poi in stazione a prendere il solito scassatissimo regionale per Udine. Anche questa volta ci siamo macinati 270 Km, ma ne valeva la pena.