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TESTO E FOTO DI

Matteo Franzoni

Intervista a Remo Morini

Sassuolo, una tifoseria garbata

 

Dopo avervi raccontato della splendida cavalcata con la quale il Sassuolo ha magicamente conquistato la serie A per la prima volta nella sua lunga storia (l’U.S.Sassuolo fu costituita infatti nel 1920), abbiamo avuto il piacere e l’onore di conoscere e intervistare il dirigente della squadra, Remo Morini, che ci ha raccontato la sua avventura sportiva e affettiva con il calcio sassolese. Definiamo un piacere avere conosciuto il Sig. Morini perché dalle sue parole è trapelata emozione e orgoglio ma anche consapevolezza che quest’anno calcistico non sarà affatto semplice per una piccola realtà come quella del Sassuolo. Aspetto fondamentale per presentarvi l’uomo, nonché il dirigente Morini, è raccontarvi che è entrato nella storia per aver accompagnato, seguito e sostenuto il Sassuolo calcio dalla serie D alla serie A, esempio nel calcio recente di figura presente e stabile, al punto da aver definito la società calcio come la sua seconda famiglia.

 

Ma partiamo dall’inizio, l’esperienza di Remo nel mondo del pallone è iniziata nel 1985 seguendo due realtà locali, prima la Consolata (quartiere di Sassuolo) poi la S. Michelese (frazione del comune sassolese) per poi passare al Sassuolo di Claudio Sassi, seguendo prima il settore giovanile per poi passare alla prima squadra. I primi anni riguardano le trafile nelle serie minori, con grandi sofferenze e risultati che faticano ad arrivare.  La situazione migliora con l’avvento dell’era Mapei, il patron Squinzi dà la carica e fiducia necessarie all’ambiente per provare la risalita alle categorie superiori. Da questo momento si susseguono personaggi che hanno certamente lasciato il segno nella storia della società, sia a livello dirigenziale, vedi il D.S. Bonato, che allenatori con grandi capacità.

Morini cita Remondina, con il quale ha sfiorato la serie B nel campionato 2006-2007,  di cui ha un ottimo ricordo e che sente ancora con costanza, ci racconta di Allegri (ora allenatore del Milan) con il quale l’anno successivo ha finalmente conquistato il campionato di serie B, e ricorda con piacere Mandorlini (ora al Verona) e Pioli (allenatore del Bologna). Effettivamente a Sassuolo hanno contribuito al successo figure di spicco che tuttora stanno dimostrando grandi capacità nella serie maggiore e questo è grande motivo di orgoglio per Morini.

Ma il dirigente sassolese ha buone parole per tutte le persone con le quali si è confrontato negli anni, mantiene regolarmente i contatti con tanti dei suoi ex calciatori e questo è la riprova dell’ottimo lavoro svolto negli anni, sia a livello di spogliatoio, sia a livello dirigenziale con arbitri e avversari.

A suo parere la ricetta per essere rispettati, per crescere e migliorarsi è una società sana, forte e vicina alla squadra, che aiuti la coesione e l’armonia del gruppo e lui si dimostra fiero e orgoglioso della proprietà Mapei, nella figura del Dott. Squinzi, che tanto ha creduto in questa avventura.

 

Quest’anno la figura che Remo sta ricoprendo a livello dirigenziale è il referente per i tifosi, ci racconta con piacere di quando gli è stato proposto questo ruolo e la gioia con la quale lo ha accettato, essendo lui una figura ormai conosciuta da tutti e che conosce davvero tanti sassolesi e soprattutto la realtà sassolese. E con entusiasmo ci racconta di incontri con i tifosi per mostrare sempre il lato genuino e concreto della nostra terra anche attraverso il tifo, perché il tifo risulti esempio positivo e mostri il lato bello e gioioso di questa avventura. Sassuolo deve essere ricordata per i tifosi educativi, civili, che rispettano l’avversario e apprezzano il gioco del calcio, e come dice Morini, se qualcuno dovesse montarsi la testa o comportarsi incivilmente, che se ne stia a casa, non abbiamo bisogno di lui sugli spalti.

 

La conversazione prosegue e la sensazione che rimane è quella di parlare con una persona che ama il calcio, ama la sua città e con fierezza vuole mostrare il bello della sua realtà che finalmente si è guadagnata il grande palcoscenico della serie A. E ci racconta dell’emozione di entrare al S. Paolo di Napoli, stadio splendido abituato al grande calcio e dove tanti calciatori famosi hanno incantato i tifosi, l’emozione del primo punto guadagnato proprio in questa ostica trasferta infrasettimanale dove la maggior parte degli addetti al settore non avrebbe scommesso nulla sull’undici di Di Francesco.

Perché come afferma Morini la serie A si è dimostrata subito una categoria veramente tosta e probabilmente i giocatori hanno sofferto il salto di qualità, ma con la fiducia della società, la tranquillità dell’ambiente e la voglia dei tanti giovani di mettersi in mostra, nulla è precluso e il Sassuolo può provare a guadagnarsi la salvezza.  Salvezza che secondo il delegato per i tifosi va conquistata con il gruppo, non con il singolo giocatore. Morini infatti apprezza il lavoro estivo svolto da Nereo Bonato e da Giovanni Rossi (rientrato nello staff dirigenziale dopo una parentesi alla Juventus) con l’innesto di giocatori esperti alla massima serie ma è convinto che sia l’intero gruppo a fare la differenza e la testa dei giocatori. Racconta con fierezza che dopo i primi ko di questa stagione il grosso del lavoro è stato fatto per motivare il gruppo e che i primi punti guadagnati non sono solo merito dello schema di gioco modificato , dal 4-3-3 iniziale al 3-5-2 ma dell’ottimo lavoro svolto da Eusebio Di Francesco a livello motivazionale.

 

Concludiamo l’intervista domandando a Morini se c’è un episodio, un aneddoto al quale si sente particolarmente legato e lui sorridendo ci mostra un articolo di giornale nel quale c’è una sua foto…pelato! Ebbene sì, i calciatori, alla fine della gloriosa cavalcata che li ha condotti in serie A, nello spogliatoio per festeggiare la promozione lo hanno completamente rasato a zero. Ma con che gioia e sorriso ci narra questo episodio e ci mostra la foto, insieme ad altri articoli che la moglie gli archivia a dimostrazione di quanto l’intera famiglia Morini creda in questa splendida avventura sportiva e umana.

E anche noi usciamo sorridenti dal suo ufficio, piacevolmente colpiti dall’uomo di sport  e dalla quantità di ricordi che ha condiviso con noi per farci innamorare del “suo Sassuolo”.