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TESTO E FOTO DI

Paolo Del Mela

La strada delle gallerie sul Pasubio

E’ un luogo affascinante e insieme un po’ misterioso. Un’escursione abbastanza impegnativa che merita una volta nella vita di essere percorsa, non fosse altro che per godere di un panorama stupendo, in un ambiente alpestre lontano dal chiasso delle auto. E’ un percorso di guerra che stupisce  conoscendone innanzitutto la storia. La strada delle gallerie è una ex-mulattiera costruita dall’esercito italiano nel 1917 per permettere il rifornimento logistico delle truppe che stazionavano sull’acrocoro sommitale del monte, al riparo dall’insidia dell’artiglieria avversaria. Una strada ardita costruita sul ciglio di rocce strapiombanti intervallate da gallerie (sono ben cinquantadue) alcune delle quali anche elicoidali per permettere il superamento di dislivelli sensibili. A lato della strada neanche un muretto e nella parte terminale il sentiero si fa ancora più stretto regalando brividi di vertigine pur restando entro i limiti di confortante sicurezza.

 

Il percorso parte da Bocchetta Campiglia mt. 1216, alla quale si perviene comodamente in auto dalla strada Schio –Rovereto  e termina nei pressi del rifugio Gen. Achille Papa mt. 2000  dove si può sostare per un pranzo e pernottare per la successiva visita all’acrocoro sommitale. Sono 800 mt. di dislivello che richiedono circa 4 ore di cammino.

 

Pochi anni ci separano dalla ricorrenza del centenario della Grande Guerra, e la strada delle gallerie è una delle più significative opere di ingegneria che ci restano come ricordo di quel tragico evento.  Il Pasubio entra militarmente nella storia nel maggio del 1916 quando  gli austriaci scatenarono la “Strafexpedition” con l’obiettivo di porre fuori causa l’Italia mediante un attacco dalla zona degli altipiani di Lavarone in direzione di Padova-Venezia e  intrappolando in tal modo  il grosso dell’esercito italiano allora dislocato sull’Isonzo. Iniziata il 15 maggio con un violento bombardamento di artiglieria, le truppe imperiali travolsero le prime linee italiane ponendo in gravissima crisi i comandi delle nostre truppe che faticarono non poco prima di riuscire a tamponare la falla. In zona Pasubio non esistevano opere di difesa predisposte e, il 19 maggio, all’approssimarsi delle avanguardie austroungariche, si dispose di avviare su quel monte alcuni battaglioni della brigata Volturno racimolati con un intervento di fortuna. Dopo una marcia notturna estenuante quei poveri fanti si ritrovarono stanchi e spaesati su quell’arida cima e costituirono in tal modo il primo presidio del monte. Complici le avverse condizioni meteorologiche ed alcuni errori dei comandi austriaci, nei giorni successivi si potè dar corso a ulteriori opere difensive e a far affluire altre truppe e provvidenziali artiglierie consolidando così la difesa.

 

Iniziava allora la tragica epopea del Pasubio, fatta di agguati, assalti e contrassalti senza che nessuno dei due contendenti riuscisse a prevalere. Il 2 luglio 1916 una insidiosissima puntata austriaca fu fortunosamente arrestata grazie all’ardimento del tenente Salvatore Damaggio che, dissotterrate due mitragliatrici semisepolte dal tiro dell’artiglieria, contenne assieme ad alcuni superstiti i ripetuti assalti dei kaiserjager. A fine giornata quelle due provvidenziali armi avevano sparato oltre 22.000 colpi e richiesto il cambio di 4 canne.

 

I cruenti e ripetuti bombardamenti di artiglieria costrinsero i fanti di ambo le parti a scavarsi rifugi nella roccia fino a costituire vere e proprie città sotterranee, ma nemmeno lì poterono stare tranquilli. In quelle tane da catacomba un’altra insidiosa e subdola guerra fu condotta senza risparmio di colpi, la guerra di mine i cui effetti sono ancora tragicamente evidenti a distanza di un secolo.

Per alimentare le truppe colà dislocate esisteva allora, ed esiste tuttora, un'unica rotabile, la strada degli Scarubbi che perveniva in quota con un percorso che però era in vista delle artiglierie avversarie; si decise pertanto di avviare la costruzione di un altro percorso più defilato.

La strada delle gallerie fu iniziata nel marzo del 1917 e fu completata nel dicembre dello stesso anno, con un tracciato di circa 6,5 Km dei quali 2,3 distribuiti in 52 gallerie con una larghezza media di circa 2,5 mt ed una pendenza media di circa il 12%. Un’opera eccezionale sia per arditezza del tracciato che per la celerità con cui fu costruita.

 

L’acrocoro sommitale del Pasubio merita un’altra approfondita visita, in particolare nella zona dei “Denti”, due cuspidi rocciose distanti circa cinquanta metri dalle quali si fronteggiarono per circa tre anni austriaci e italiani e che all’interno sono due vere e proprie città-talpa per il labirinto di gallerie che sono state realizzate all’epoca e che sono visitabili ancor oggi, con qualche cautela.

 

Particolarmente suggestive risultano la vista della frana sul dente italiano dove nel marzo del 1918 gli austriaci fecero saltare il monte con una mina caricata con 50t. di gelatina (circa 50 fanti della brigata Piceno sono ancora là sotto) e la croce realizzata sul dente austriaco utilizzando residuati bellici e ai cui piedi biancheggiano ossa umane che gli escursionisti depositano trovandole ancora un po’ dappertutto.