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TESTO E FOTO DI

Paolo Del Mela

Carinzia: la regione dei laghi

Le immense guglie del Jof, ancora ammantate di neve, svettano e occhieggiano al di là del confine. La sella di Tarvisio, verde come non mai, si offre al visitatore e spalanca le porte dell’Austria giù fino a lambire le verdi, placide, opalescenti acque della Drava. Siamo in Carinzia la regione dei laghi, dei boschi, dei cavalli e della natura, rispettata, curata, coltivata in un insieme che non finisce mai di sorprenderti. Per conoscerla meglio  non c’è mezzo più simpatico e salutare della bici. Questa regione infatti credo sia quella con il maggior numero di piste ciclabili d’Europa. Basta aprire una carta escursionistica al 30.000 per accorgersi della vera e propria ragnatela di piste che, sfruttando in parte vecchie strade, a volte anche viottoli sterrati, ti permette di girarla in lungo e in largo in tutta la sua fantastica scenografia. E’ quello che abbiamo fatto in un tour di quattro giorni con partenza da Villach. Abbiamo evitato la grande ciclabile della Drava che è una  delle più importanti dell’Austria (da S. Candido fino al confine con la Slovenia) per dedicarci ad un tour sui vari laghi e laghetti che sono un po’ il mare di quegli austriaci che non ne vogliono sapere di venire in Adriatico. Lasciata l’auto nel parcheggio dell’albergo dove pernotteremo al ritorno e caricate le bici di zaini e di tutto l’occorrente per l’avventura ci siamo messi in viaggio. E’ il primo pomeriggio e la tabella di marcia prevede un tragitto di circa quaranta chilometri in direzione di Klagenfurt. Ci avviamo in fila indiana sui percorsi ciclabili segnati e poi, prima di avventurarci in campagna, dedichiamo una visita alla città. Un centro storico semplice, raccolto intorno ad una antica chiesa in stile gotico, dove si respira un’aria di tranquillità. Tanta gente seduta ai tavolini all’aperto in ampi spazi rigorosamente banditi ad auto e moto e dove  anche noi abbiamo dovuto condurre le bici a mano. Sono antiche stradine lastricate di pietra su cui si affacciano  bar e negozi e dove per terra non si nota neanche una cicca. Un’ amenità. Terminata la visita con qualche foto di rito alla chiesa e alle aiuole coloratissime ci avviamo per il percorso fuori città. Attraversiamo la Drava e dal ponte possiamo ammirare la fauna degli uccelli acquatici che stazionano placidamente sulle rive, principalmente cigni e germani.

 

La ciclabile percorre per un tratto la riva del placido fiume dove sono stati ricavati ampi spazi verdi per attività ricreative. Infatti è pieno di gente che corre, fa giocare i bambini, porta a passeggio il cane , o se ne sta seduto sull’erba a prendere il sole. Lasciata la Drava ci inoltriamo per la periferia e poi per un sentiero sterrato ci ritroviamo in aperta campagna tra prati verdi e macchie di bosco. La Carinzia non è una regione piatta , è piuttosto un susseguirsi di colline e montagne con ampi spazi in mezzo che ospitano, oltre ai campi coltivati, ampie zone di territorio ora boscose ora lasciate a zone umide, piccoli stagni di acqua limpidissima dove per un attimo mi sono fermato ad ascoltare il gracidio delle rane. Un concerto d’altri tempi che, unito al ritmico  canto dei grilli, mi ha fatto pensare che una volta, tanto tempo fa, era così anche da noi. Mentre riprendiamo la marcia per un attimo sento un fruscìo e poi un’ombra veloce mi passa a due centimetri dal casco. Una poiana di notevoli dimensioni arriva veloce da dietro e va  a posarsi su un ramo a pochissima distanza. Non mi era mai capitato di subire un tentativo di attacco, e poi l’animale sembra non aver timore. Bah! Forse aveva il nido nei dintorni ed il nostro passaggio  l’ha disturbata. Una foto ricordo al volo e poi la lasciamo nel suo elemento naturale. Proseguiamo costeggiando il primo lago degno di questo nome il Hafnersee , con placidi canneti e ninfee , poi perveniamo al secondo il Keutschachersee, più grande che ospita un campeggio e diverse baite costruite in riva al lago a testimonianza della vita che vi si svolge in stagione.

 

Pernottiamo in un hotel-vistalago dove, superati i problemi di comprensione con il tedesco, siamo ospitati splendidamente. La cena in stile carinziano ci stuzzica in modo particolare e tra un boccale di birra che non finisce mai e piatti abbondanti, ho dovuto rintuzzare i sagaci commenti dei miei compagni di viaggio per l’ assalto della poiana. Al mattino, dopo abbondante colazione,  partenza per il Wortersee  il lago più grande  lungo circa venti chilometri  e che arriva a lambire la periferia di Klagenfurt. E’ un lago maestoso con ville stupende e con acqua azzurra circondato da boschi rigogliosi. Lo percorriamo costeggiando la riva fino a Klagenfurt dove, individuato un canale che punta dritto fino al centro della città, riusciamo ad arrivarci per una ciclabile senza dover chiedere informazioni che, per uno che non conosce il tedesco, sono una cosa buffissima, fatte solo di “bitte”, “danke” , “ja” , “nein” e di un continuo gesticolare. In ogni caso si riesce quasi sempre ad intenderci e così il viaggio prosegue. Ci troviamo ora al centro della città  dove, in mezzo ad una spaziosa piazza, giace una enorme statua di bronzo  raffigurante un drago che, secondo la leggenda, dimorava nelle acque del Wortersee e fu sconfitto da un ragazzo che, nel  monumento, è raffigurato con una clava in mano nell’atto di calarla sulla testa del drago. Sembrava un personaggio di B.C. Anche qui un centro storico lindo e simpatico che offre serenità al turista. Giriamo un po’, visitiamo la cattedrale , ci sorbiamo un gelato in fretta e poi, visto che la strada è ancora tanta ed un nuvolazzo nero incombe, ci rimettiamo in viaggio verso est con destinazione un altro lago :Il Klopeinersee . Ci arriviamo quasi disidratati, dopo una pedalata di circa trenta Km in mezzo ad una campagna piatta e con una poco simpatica salita finale, per scollinare sulle azzurre acque. Il lago è uno dei più caldi della regione e le sue acque possono arrivare in estate anche a 28°C. Infatti sembra di essere a Rimini, con villette e stazioni balneari alle quali i prati sostituiscono  la spiaggia. Dopo una sosta per un fugace pranzo presso un ristoratore siciliano che vive li da più di dieci anni , ci facciamo confermare il percorso e poi via giù per una discesa rinfrescante che ci porta ad un ponte lunghissimo che attraversa di nuovo la Drava  che, in quel punto, forma un lago artificiale presso Volkemarkt. Ultima meta prima di tornare indietro fino al Wortersee per il pernottamento. Troviamo a fatica un albergo perché è pieno di turisti e finalmente riusciamo a posare le bici che sono diventate “pesanti”. Al mattino dopo , sempre con tempo splendido, costeggiamo il lago e poi ci inerpichiamo su per una ripida strada che ci porta in mezzo ad una campagna dolce e stupenda con paesaggi che ti entrano nell’anima. E’ pieno di cavalli che passeggiano liberi nei campi e che, appena ti fermi, accorrono alle staccionate per prendere le carezze. E poi mandrie di mucche che ruminano placidamente accucciate sui prati sotto grandi alberi di melo.

 

Incontriamo gente a cavallo accompagnata da due cagnetti che ci saluta con molta signorilità e poi, dopo esserci persi in un bosco, ed aver visitato un altro laghetto, ( ce ne sono  circa 1200 in questa regione) ci dirigiamo ad ovest verso l’ultima destinazione: l’Ossiachersee che intravediamo da lontano come una lunga lingua di azzurro. Apprezziamo  la lunga discesa che ci porta a valle e lo costeggiamo per circa 10 Km fino a quando, sulla cima di un monte, appare fantastico il rudere della fortezza di Landskron risalente al XII secolo che domina la città di Villach . Vorremmo tanto visitarlo ma, i duecento e passa metri di ripido dislivello, con gli zaini al seguito ed il fondoschiena che reclama, ci fanno desistere. La Drava ci attende nuovamente per riportarci al luogo di partenza. Domani riposo e poi il ritorno a casa. Un’avventura un po’impegnativa che ci ha purificato lo spirito, ossigenata la mente e che ci resterà nell’anima per lo splendore del paesaggio .